venerdì 26 novembre 2010

Cosa è veramente importante...

Lavoriamo su cosa è veramente importante per lei.

Nel passato:
  • Non aver vissuto fino in fondo le cose.
  • Atteggiamento da dilettante che inizia una cosa e la lascia perdere. Paura, dedicandosi a una cosa fino in fondo, di rivelare a se stessi di non essere in grado di farla.
  • Tenersi su un doppio binario (due fidanzati, due lavori, due città) in modo che se una soluzione va male c'è sempre l'altra. Il problema è che non si vive a fondo nessuna delle due.
  • Paura delle scelte definitive e mi sono trovata un fidanzato che ha questo aspetto di me all'ennesima potenza.

giovedì 25 novembre 2010

Fellini, Martone, la Nana e Testone

Mio padre ritratto da Fellini

Cena da Carlotta con il suo amico Renato che di mestiere fa l’aiuto regista. Guardando i disegni di Fellini, che Carlotta come me ha, viene fuori il discorso di mio padre, dei suoi rapporti con Fellini, del processo con Aristarco per il soggetto L’armata sagapo pubblicato su Cinema nuovo. E viene fuori che Renato, che sta lavorando con Calopresti sui rapporti tra comunismo e cinema italiano, proprio l’altro ieri è venuto a sapere del processo Renzi/Aristarco! Poi Carlotta ci mostra un ritratto fattole da Fellini di lei bambina che ordina al telefono azioni Montedison. Di quando Fellini la chiamava la Nana perché era una bambina con una voce e i discorsi da grande, mentre a me chiamava Testone. Insomma storie che si incrociano.

A fine cena arrivano il vicino di Carlotta e il mio fidanzato, un po’ geloso che io frequenti indipendentemente da lui le sue amiche. Il discorso va, come spesso in questi giorni, su Vieni via con me e Saviano (non se ne può più!;-)) e sul film di Martone Noi credevamo. L'impostazione teatrale di Martone, il film a quadri, il film che in certi punti è lento ma che comunque regge, nonostante certe sezioni troppo lunghe come la sezione sulla prigione… Dicono, io invece taccio.

Continuo a pensare al film. Mi è piaciuto o no?
Un film di grande amarezza. Da cui esce un Risorgimento che è stato un compromesso, con l'abbandono degli ideali repubblicani e il tradimento del popolo. Come ci dice l’immagine finale della fila dei cappelli a cilindro dei deputati, i cappelli dei ricchi che confermano le parole dell'inizio del padre del protagonista popolare del terzetto, quello ucciso dall'amico nobile. Ovvero che i signori ti fregheranno sempre, continueranno a rubarti l’olio di nascosto. Come l’immagine anacronistica dei piloni in cemento armato in pieno ottocento verso la fine del film. Il futuro degrado urbanistico del nuovo paese unito, con le sue case non finite e i ferri del cemento armato che spuntano dalle sommità.
Alla fine ne è valsa la pena di fare l’unità d’Italia, di piantare, come dice nel film la principessa Belgioioso, quest’albero malato? Il film non dà una risposta. C’è un grande senso di amarezza e fallimento, ma non sembra neanche che si stesse meglio prima. E la forza del film è proprio quella di creare una domanda e di instillare il dubbio: piuttosto che piantare questo albero così male, sarebbe stato meglio non piantarlo del tutto?
Interessante anche il punto di vista del film. Il punto di vista dei piccoli, della piccola storia. Lo sguardo laterale di chi nel Risorgimento è stato coinvolto, anche a costo della vita, ma non ne è mai diventato protagonista, ne è rimasto tagliato fuori. Lo sguardo dei traditi, del popolano che crede ai signori e poi da uno di questi, che credeva suo amico, viene ucciso, del repubblicano democratico che vede trionfare il compromesso con i vecchi poteri… Ci sono Mazzini e la Belgioioso, ma Garibaldi e Napoleone III vengono solo intravisti, come delle silhuoette. I Savoia, i Borbone non si vedono mai, ma se ne sente continuamente parlare, si progetta di ucciderli. Le cose avvengono in assenza, i fatti della Repubblica romana sono raccontati, gli echi dei grandi eventi arrivano nel buio di una prigione. Nella lunga sezione sulla prigione, da tutti temuta come un momento di rallentamento della narrazione e per me invece una delle più belle, anzi un momento di ripresa del film. Le mie prigioni non è forse un topos del Risorgimento? E così difficile da raccontare.
Il tutto con citazioni da Visconti, dalle scene di teatro dentro il film, come in Senso, alle musiche da melodramma.

mercoledì 24 novembre 2010

Agenda 17-24 novembre

  • Martedi, 17: psico + giapponese sull'Ostiense. Fidanzo mi accompagna alla metro.
  • Mercoledì:, 18: posturale. In ufficio appunti per una possibile versione libro chick lit del soggetto Wo-Men, scritto qualche tempo fa, a seguito di un articolo della Rodotà su Io donna su cosa succederebbe se le donne si comportassero verso gli uomini come gli uomini si comportano con le donne. Ma poi non vado avanti. Sono in un periodo in cui non so veramente ciò a cui tengo, le idee che sono importanti per me. E questo blog spero che mi serva proprio a questo, a capire quali sono le cose per cui I really care. Finisco di leggere La luna di Giove di Alice Munro.
  • Giovedì, 19: Noi credevamo di Martone con fidanzato e sua amica Giovanna (bello, ma i paragoni di Curzio Maltese con il Gattopardo e Allosanfan sono eccessivi. Poi questa amarezza che non salva niente... non so, anche il Gattopardo era così ma con un'altra profondità, ti prendeva "di pancia") + pizza sotto casa da Gabriele e Tomoko. Fid mi prende in giro con tenerezza (pippa...) e dorme da me!
  • Venerdì, 20: pranzo giap. con Giovanna. Sera cena a casa per il fidanzato (menu: crostini con neonata + orecchiette alle cozze + spigola al forno) + grappa da OS il nuovo, bel posto con giardino, a Colle Oppio. Fid dorme a casa sua.
  • Sabato, 21: di giorno in piscina e imparo a usare il trapano (la mia emancipazione ora è completa!;-)). La sera cena con fidanzato da Luciana con amici simpatici: un fisico chitarrista, un attore, una psicanalista greca dallo sguardo intenso e un po' inquietante. Dormo dal fid.
  • Domenica, 22: corro in ritardo a pranzo da Monique e nella foga, arrabbiata di dover prima prendere i giornali per il fid (ma non gli starò facendo troppi favori? Lui li farebbe per me?) mi rompo un tacco. Poi a pranzo con il tacco rotto rovino disastrosamente il parquet di Monique. Conosco Paolina, compagna di Monique alla scuola chic Chateaubriand che da ex fanciulla in fiore dell'alta borghesia pariolina ora è moglie di un marocchino e vive a Rabat. Mi dà consigli su eventuale viaggio in Marocco con il fidanzato (ancora non è certo...) Cena "radio" con fid a casa di Junko e Pietro, presenti anche Rosa ed Andrea. Casa minuscola ma molto bella. Con quel tocco casual intellettuale che a me non riesce e lungo balcone che affaccia su una delle mie vie preferite: via in Selci! Discorsi sul film Social Network, su Noi credevamo, sul tennis e sui loro colleghi della radio.
  • Lunedì, 23: pranzo con Carmen e serata casalinga in cui, esaltata dalla casa di Junko, cambio posizione ai quadri del soggiorno sbucherellando tutti i muri. Riprendo a leggere Dublinesque di Vila Matas ma proprio non riesco ad andare avanti.
  • Martedì, 24: cena romantica da me (menu: neonata+salvia fritta+ottimo pollo curry+riso scotto!). Discussione litigante su uomini vecchi/donne giovani. Non sono più i litigi di qualche tempo fa in cui io tremavo temendo di essere lasciata. Migliorata o peggiorata? Perchè erano tremendi ma molto intensi... Fid mi regala Persecuzione di Piperno. Dorme da me. Forse andiamo in Marocco...

lunedì 22 novembre 2010

"A scrivere sono in tanti ma a leggere sono uno solo"

Nonostante la citazione da Troisi, suggerimenti di lettura!:-)

Da Repubblica: Martel, Mainstream. Sullo scontro culturale in atto che che vede alcuni paesi rimettere in discussione l'egemonia culturale degli Stati Uniti. Scontro che avviene soprattutto sul piano della cultura mainstream. "La cultura mainstream si nutre di creatività, ricerca e libertà. Sfrutta la diversità culturale, l'innovazione tecnologica e la sperimentazione artistica. In Europa pensiamo che la ricerca e la cultura di massa siano mondi differenti e separati, ma negli Stati Uniti vivono di scambi continui. Il problema dei cinesi nasce proprio da qui. Vorrebbero produrre una cultura mainstream, per essere presenti nel grande mercato mondiale della cultura, ma contemporaneamente uccidono la diversità, la controcultura, la libertà d'espressione. Senza tutto ciò non si fa mainstream"

Suggerimenti dagli Under 40 intervistati dal New Yorker: Yehuda Amichai, Saul Bellow, J. M. Coetzee, Ian McEwan, Toni Morrison, Mary Gaitskill, Thomas Pynchon, Don DeLillo, Nathan Englander, Jonathan Franzen, Lydia Davis, Paula Fox, Grace Paley, George Saunders.

Dal fidanzo: oltre a Bolano, W.G. Sebald. Immenso.

giovedì 18 novembre 2010

New York, New York: Tippi Calzelunghe

La casa di Tippi calzelunghe

In ottobre sono stata quattro giorni a New York con il fidanzato. Per un festival di letteratura organizzato da lui all’Istituto Italiano di cultura. Con Paula Fox, Mendhelsonn, Lucarelli, Di Cataldo, la Tobagi, Roncaglia…
Ma la più sorprendente è stata Tippi l’amica di liceo del fidanzo, scrittrice e sacerdotessa Voodooo, trasferitasi ventisette anni fa da Sala Consilina a New York.
Mi era antipatica all’inizio quando ha esordito, rivolta al fidanzato, con un “ma sempre belle te le trovi, tutte alte e magre le tue fidanzate!” Grrr… gelosia, gelosia… ma poi mi ha travolta con le sue storie surreali:
  • i sette anni vissuti in Colorado tra gli apache in una casa costruita da lei con il secondo marito un portoricano di origini indiane. Su cui ha scritto un romanzo;
  • il suo periodo di bigamia, perché ancora oggi lei non sa dire di no alle passioni, con Don e il mitico batterista J.T. che ora è diventato il suo quarto marito. Su cui ha scritto un romanzo;
  • Jerome il fidanzato gangster cubano ucciso dalla CIA a trent’anni. Su cui sta scrivendo un romanzo.

“Pegrrrché -dice Tippi con l’erre moscia da figlia bene di notaio del sud- Jerome era un ganster da milioni di dollari, non uno spacciatore da quattro soldi, uno che la cocaina la vendeva ad alti livelli per comprare armi da rivendere ai guerriglieri di… (non mi ricordo quale stato del Sudamerica). Non la riforniva ai singoli, se non quella che teneva in casa per amici come Basquiat o Miles Davies. Ma lui non prendeva droghe, perché un gangster dev’essere sempre lucidissimo e non voleva neanche che le prendessi io. Mi proteggeva, entravo dappertutto perché ero la donna di un gangster, ma in alcuni posti lui non mi faceva entrare. Con lui ho visto per la prima volta questo quartiere dove abito, anzi non l’ho visto, l’ho solo sentito. Perrrchè allora qui era pericoloso per un bianco e allora Jerome mi metteva sul pavimento della macchina sotto una coperta e io, al buio, sentivo insulti, urla, grida e spari.”

Tippi a volte mi fa l’effetto che da piccola mi faceva Pippi Calzelunghe, di quella che è ciò che non oso essere, di quella che fa tutte le cose che mi piacciono e che mi impauriscono: io timida/lei estroversa; io paurosa/lei coraggiosa; io che non so usare il trapano/lei che si costruisce la casa da sola; lei che aderisce alla vita e alle passioni/io che mi blocco pensando alle conseguenze; lei che sta con il gangster dominante e protettivo/io che dal calabrese ndranghetoso che mi faceva impazzire sono fuggita; lei che all’università insegna corsi sul mito secondo Campbell/ io che ho abbandonato gli studi sulle femme fatale secondo gli archetipi junghiani perché mi sembrava di avere un’impostazione critica troppo vintage; lei che scrive romanzi/io che non li scrivo. Insomma… lei che fa quel che le pare fregandosene del giudizio degli altri/io che me ne frego troppo!

E la sua incasinatissima casa di Brooklyn che osa essere vecchia e non alla moda. Con le boiserie ottocentesche come in un film di Ivory, la vecchia cucina, i pavimenti che scricchiolano, il giardino romantico, la collezione di specchi, gli altari vodooo, il montavivande, i tubi da cui chiamare la servitù come negli Aristogatti… la casa di Pippi Calzelunghe appunto!



mercoledì 17 novembre 2010

I consigli di Umberta

Lavoriamo sul non sentirsi inferiore e inadeguata.

Menu bolognese per il fidanzato

Al rientro da Bologna:
  • Cubetti di mortadella con prosecco
  • Tortellini in brodo di gallina e manzo
  • Lesso con salsa verde fatta con prezzemolo, uovo sodo, acciughe, capperi sottaceto, olio e limone

Risultato: tante coccole e abbracci!;-)

lunedì 15 novembre 2010

Incontri con il cinema asiatico

Venerdì, Roma
All’inaugurazione del Festival sul cinema asiatico visione del Confucio di Fei Mu restaurato dalla Cineteca di Bologna, oltre ad interessanti racconti sulla Corea del Nord di un amico del fidanzato appena rientrato da un festival di cinema a Pyeongyang
Sabato, Bologna
Festa di compleanno con cinefili e componenti della Cineteca di Bologna. Sono un po’ scandalizzati dal mio sconcerto su Fei Mu. Si, è vero, dicono ammettendo in parte le mie critiche, è un film del ’40 che sembra degli anni venti, non ha una struttura narrativa unitaria, le massime di Confucio sono telefonate invece che rese drammaturgicamente, ci si perde nella storia, ci si confonde sui personaggi, il set è raffazzonato… ma è una pietra miliare del cinema classico cinese! Non devo poi perdermi Primavera, il suo film intimista del ’48… sembra Antonioni!

Riunione vendite

piuttosto che fare sistema, piuttosto che traguardarsi, piuttosto che mettere in pista, piuttosto che soggetti, piuttosto che fare quadrato, piuttosto che sinergie, piuttosto che atterrare, piuttosto che valore aggiunto, piuttosto che ottimizzare, piuttosto che cannibalizzare...

lunedì 8 novembre 2010

Cronaca del weekend

Venerdì
Dopo aver cercato inutilmente di riparare il mio pc con Nasrul, uno dei pakistani che ha un ufficio di transazioni finanziarie nella cantina del condominio, cena da Satollo a Testaccio con il fidanzato e i suoi amici del Foglio e della Rai con bimbe appena nate o in arrivo.
In mezzo ai racconti delle neo-mamme sui bambini (inevitabili!:-)), i discorsi di uno dei conduttori sul programma “E se domani…” con salvataggi di tartarughe e manifestazioni Green Peace e il resoconto di Maria Rosa Mancuso sull'organizzazione del Festival del cinema di Roma. Peccato non aver sentito la sua opinione sul film Una vita tranquilla che ho visto martedì (e magari sul paragone con History of violence di Cronenberg).
Bello il racconto del fidanzato di un’intervista a Hitchcock trovata alle Teche RAI in cui H. racconta la sua scena “primaria” di quando fu rinchiuso a soli 5 anni per una intera notte in una cella di un carcere dal padre e un amico poliziotto ubriachi! Le sbarre che sono ritornate in tutti i suoi film.
Per i miei gusti da turista che cerca ancora il “pittoresco”, Satollo è un po’ troppo ricercato, ma è comunque molto buono: tartare di ricciola con burrata e puntarelle + spaghetti con canocchie e carciofi.

Sabato
Mattina nella solita, noiosa piscina. Poi pranzo in piazzetta a Monti con amica depressa per mobbing nel suo nuovo lavoro milanese e conseguenti strategie su come riuscire a vivere senza lavorare (insegnare italiano agli stranieri, vivere in Brasile affittando casa di Roma...).
Pomeriggio di shopping compulsivo nei negozietti- sartorie di via del Boschetto. 1 maglia e un vestito corto nero da Kokoro e un vestitino corto con disegni anni sessanta che hanno finito di cucirmi sotto il naso!
Sera: cena dalla mia nuova amichetta dell’ufficio, Carmen. Con fidanzato e amica del corso di arabo. Prevalentemente colleghi del Sole 24 ORE. Il fidanzato per poco non si è accapigliato con collega, nobile napoletano, e la sua fidanzata straconservatrice di Radio Radicale che nel suo blog l’ha bollato come collaboratore dell’Unità.


Domenica
Rinuncio all’idea che mi era balenata di partecipare al casting romano di thesartorialist e mi dedico al pranzo per il fidanzato in terrazzo (carciofi fritti e risotto alla zucca). Litigio su Fini e la Tulliani.
Io non sopporto proprio le prostitute al potere, soprattutto queste mezze tacche ipocrite, prive totalmente della nobiltà e della tragicità delle prostitute di strada, senza parlare della grandezza delle Du Barry… Ma il fidanzo questo non lo capisce, lui pensa che il mio sia moralismo, io penso sia femminismo. Pace e passione sulle note del Brigante di Bennato…
La sera trionfo dionisiaco al concerto di Youssou N'Dour. Pubblico senegalese impazzito. Quello italiano lo segue. Balli tra le poltrone, nei corridoi, sul palco.

mercoledì 27 ottobre 2010

Ho mosso le ali di nuovo!

Eccomi di nuovo qua dopo mesi di assenza. E’ che è successo di tutto.
Basta rileggere i miei post di un anno fa per vedere quanto avessi voglia di cambiamento (Muovo le ali di nuovo) e quanto sentissi di aver perso la strada (Brideshead revisited). Poi in dicembre ero andata a Parigi e la sensazione di essermi persa si era rafforzata. Avevo rivisto gli amici dell’università, avevo ammirato i loro discorsi colti, avevo rincontrato il mio ex Jean Francois che mi aveva ammaliata di nuovo con i suoi interessi e letture. E così me ne ero tornata a casa a leggere i libri che leggevano i miei amici francesi e ad ascoltare France Culture la radio che ascoltava Jean Francois, sentendomi sempre più persa e desiderando rendere di nuovo “colta” la mia vita ed essere circondata da persone affini e stimolanti…
Fino a quando il 10 gennaio a un concerto al Quirinale mi si è seduto a fianco proprio ciò che desideravo… il mio attuale fidanzato! Autore, guarda a caso, del programma culturale di Radio 3, l’equivalente italiano di France Culture, e divertente, sexi, colto, affascinante, circondato da persone ed eventi interessanti.
La mia vita è cambiata. Non so se ho ritrovato la strada. Come dimostrano le mie citazioni di marzo mi sono messa ad informarmi e studiare per recuperare il tempo perduto, mi sono sentita spesso stressata e inadeguata, tanto da andare anche da una psicologa, ma spesso vedo segni che mi indicano che mi sto riavvicinando a me stessa, come l’incontro ad una festa con Scaraffia studioso delle femme fatales che, come da mio post nostalgico, studiavo in Inghilterra, o l’incontro a New York di Tippi, una versione adulta di Pippi Calzelunghe , la mia eroina preferita!
Mi sa che quello di cui si sente veramente il bisogno alla fine si avvera, l’importante è scegliere bene cosa desiderare!

mercoledì 31 marzo 2010

L'uomo ideale esiste!

Chicho Buarque de Hollanda, sempre all'Auditorium.
Dal suo ultimo romanzo Latte versato:
"Con il tempo ho imparato che la gelosia è un sentimento da proclamare a cuore aperto, nell'istante stesso in cui ha origine, Perché quando nasce, è in realtà un sentimento cortese e deve essere subito offerto alla propria donna, come una rosa.
Altrimenti, si chiude immediatamente come un cavolo dentro cui il male fermenta. La gelosia si trasforma allora nel genere più introverso della invidia e, rodendosi tutta, colloca negli altri la colpa della sua bruttezza."
Bravo, bello, famoso, grande musicista, grande scrittore, senza arie, simpatico, intelligente, positivo, sposato da sempre con la stessa donna, persino di famiglia intellettuale... allora l'uomo ideale esiste? ;-)

venerdì 26 marzo 2010

Philippe Forest: brevi appunti di ritorno dalla Festa del libro...

all'Auditorium, prima di andare a dormire.

La scrittura come necessità per affrontare il dolore, anche se poi non lo risolve. Perchè non c'è rimedio al dolore, scrittura che riflette assenza di senso della vita
(sull'assenza di senso della vita non so... ma non mi sono sempre tuffata nella scrittura ogni volta che ho avuto un lutto?)
Un dolore a cui non si può sfuggire perchè nella vita c'è l'eppure degli haiku di Kobayashi Issa, il "sarinagara", titolo di uno dei romanzi di Forest

… è di rugiada
è un mondo di rugiada
eppure eppure
Kobayashi Issa
Ma scrivere del dolore e della morte, affrontare il patetico così poco frequentato dalla letteratura francese che risente della tradizione classicista, ha anche una funzione "engagé" in una società che li ha rimossi. Soprattutto se si parla di un dolore che sconcerta come quello della morte di una bambina di 4 anni, e che suscita nei lettori simpatia e al tempo stesso rifiuto per Forest e i suoi romanzi.
La sua vita è il punto di partenza dei suoi romanzi, ma non li considera autobiografici. Perché quando si racconta la propria vita si fa già un romanzo. Il soggetto si reinventa con la scrittura. La vita è la necessaria l’esperienza di partenza, che poi è oggetto di elaborazione nei suoi romanzi esattamente come in quelli di pura finzione. Nell’ "Enfant éternel" c’è tutto un lavoro di costruzione, effetti d’eco che si stabiliscono tra la storia raccontata e storie prese dalla letteratura infantile, Peter Pan per esempio, o dalla letteratura tout court, Hugo, Mallarmé. Non si può sfuggire alla letteratura. Non è possibile fare una trascrizione diretta della verità. Non appena ci si mette a farlo si è già passati dalla parte della finzione, del romanzo.
In "Nuovo amore" affronta una storia d'amore lasciando un finale aperto, per non inserirsi nella tradizione dei romanzi d'amore in cui lo scrittore sopravvive alla fine dell'amore o, ancora più frequentemente, alla morte dell'amata che viene poi idealizzata.
(Questo però, Forest, è vero nei romanzi d'amore e nei melodrammi scritti dagli uomini! E li possiamo veramente definire romanzi d'amore? Non certo in Jane Austen e in tutte le scrittici d'amore...:-))

domenica 21 marzo 2010

Sullo scrivere: Carofiglio

Come mai un ragazzino che da grande voleva fare lo scrittore si è trovato invece a fare il magistrato?
La risposta, o almento una delle risposte, è: paura. Paura di provarci davvero e scoprire di non essere capace. Per via della paura ho cercato, e naturalmente trovato, ogni sorta di espedienti e diversivi per rinviare il momento della verità.
(...)
Una storia comincia, per me, contemporaneamente alla visione del suo finale e alla nascita del protagonista. Anzi direi: almeno dei suoi due protagonisti principali. Questa fase precede di molto l'inizio della scrittura vera e propria. Per settimane o anche mesi cerco di capire chi sono questi personaggi e perchè devono muoversi verso quel finale.
(...)
Quando alla fine comincio a scrivere attraverso una prima fase frenetica e alluvionale. (...) Quando ho generato questo ammasso di parole, del quale solo vagamente si intuisce un disegno, so che lì dentro è nascosta la mia storia e che la vera scrittura sta per cominciare. Michelangelo diceva che in ogni blocco di granito è prigioniera una statua e che il compito dello scultore è di liberarla. Allo stesso modo in quei blocchi di parole sono imprigionate storie e personaggi che attendono anche loro di essere liberati.
In questo senso la scrittura, come la scultura, è arte del togliere. (...) Senza pietà, perchè spesso è proprio quello che ci piace di più, cioè che soddisfa il nostro narcisismo, che impedisce alla storia e ai personaggi di liberarsi completamente.
(...)
Credo che lo scrivere abbia a che fare con la paura, sia un nuotare sott'acqua trattenendo il fiato o un vero e proprio negoziato con le ombre, secondo le bellissime definizioni rispettivamente di Scott Fitzgerald e di Margaret Atwood.
E' come percorrere una stanza buia alla ricerca di un'uscita che non sei mai sicuro di trovare (...) momento dopo momento scopri che le cose non sono mai come le immaginavi. E intorno a te, invisibili e reali, le ombre (...) Ci sono cose che ti aiutano in questo viaggio nel buio e in questo negoziato con le ombre. Gli altri libri per esempio, da usare come piccole torce per fendere almeno un poco l'oscurità.

Recitare nudi!:-)

Recitare nudi è magnifico. Nessuno ti ascolta, puoi dire tutto quello che vuoi e nessuno se ne accorge.
Adriana Asti, intervistata su Repubblica

Appunti per letture: americani

Saul Bellow, John Cheever, John Updike. E poi, consigliati da Elisabeth Strout: Jonathan Franzen, Jonathan Lethem e Colum McCann.

martedì 16 marzo 2010

Filosofeggiando

"A che cosa serve la filosofia? A niente, perché non è una serva."
Aristotele

"La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta."
Adorno, Minima Moralia

lunedì 15 marzo 2010

Citazioni, leggendo il Corriere

"Le lettere cagionano smemoramento nelle anime di coloro che le hanno apprese, perocchè più non curano della memoria, come quelli che, fidando della scrittura, per virtù di strani segni di fuori si rammenatno delle cose, non per virtù di dentro e da sè medesimo". Platone, che però il Fedro lo scrisse, non aveva dubbi: la parola parlata è azione, la parola scritta fissazione, ricordo.
Pierluigi Panza

Sostituendo al termine letteratura quello di espressione (Benn):
Il mondo dell'espressione è l'esatto opposto del mondo dell'informazione. Non si sviluppa nel senso dell'ampiezza, ma in quello della profondità ... Entrambe sono legate all'istante; ma se l'istante dell'informazione, nella corsa inesausta all'attualità mira a rendere obsoleto il precedente per poi consumarsi in un altrettanto rapida fiammata, l'istante del'espressione è quello che ci rende presente, contemporaneo, il gesto con cui Achille depone l spirtio di vendetta per restituire al padre il corpo del nemico Ettore. (...) Traducendo i classici si gioca sempre sul sicuro quanto alla ripetibilità di quell'istante. Ma esplorare il terreno disordinato della contemporaneità è più azzardato e forse più bello perchè significa contribuire ala creazione del canone di domani."
Paola Capriolo


venerdì 8 gennaio 2010

Gamberi e uomini

Finalmente sono riuscita a trovare il ristorante cinese alla moda qui vicino (Hang Zhou, detto anche Sonia) senza fila e sono entrata di corsa! Orario: 19.30, fortuna che la mia amica è una nordica e non si è troppo scandalizzata.

Ravioli di gamberi, gamberi al te, riso ai gamberi e tante chiacchere sugli uomini: mariti, amanti, ex, nuovi, ritrovati, uomini delle amiche, mariti delle colleghe, incontri clandestini, matrimoni senza passione, caffe letterari dedicati a racconti sui rapporti tra i sessi...

Comunque i gamberi erano buoni!:-)