all'Auditorium, prima di andare a dormire.
La scrittura come necessità per affrontare il dolore, anche se poi non lo risolve. Perchè non c'è rimedio al dolore, scrittura che riflette assenza di senso della vita
La scrittura come necessità per affrontare il dolore, anche se poi non lo risolve. Perchè non c'è rimedio al dolore, scrittura che riflette assenza di senso della vita
(sull'assenza di senso della vita non so... ma non mi sono sempre tuffata nella scrittura ogni volta che ho avuto un lutto?)
Un dolore a cui non si può sfuggire perchè nella vita c'è l'eppure degli haiku di Kobayashi Issa, il "sarinagara", titolo di uno dei romanzi di Forest
… è di rugiada
è un mondo di rugiada
eppure eppure
Kobayashi Issa
Ma scrivere del dolore e della morte, affrontare il patetico così poco frequentato dalla letteratura francese che risente della tradizione classicista, ha anche una funzione "engagé" in una società che li ha rimossi. Soprattutto se si parla di un dolore che sconcerta come quello della morte di una bambina di 4 anni, e che suscita nei lettori simpatia e al tempo stesso rifiuto per Forest e i suoi romanzi.
La sua vita è il punto di partenza dei suoi romanzi, ma non li considera autobiografici. Perché quando si racconta la propria vita si fa già un romanzo. Il soggetto si reinventa con la scrittura. La vita è la necessaria l’esperienza di partenza, che poi è oggetto di elaborazione nei suoi romanzi esattamente come in quelli di pura finzione. Nell’ "Enfant éternel" c’è tutto un lavoro di costruzione, effetti d’eco che si stabiliscono tra la storia raccontata e storie prese dalla letteratura infantile, Peter Pan per esempio, o dalla letteratura tout court, Hugo, Mallarmé. Non si può sfuggire alla letteratura. Non è possibile fare una trascrizione diretta della verità. Non appena ci si mette a farlo si è già passati dalla parte della finzione, del romanzo.
In "Nuovo amore" affronta una storia d'amore lasciando un finale aperto, per non inserirsi nella tradizione dei romanzi d'amore in cui lo scrittore sopravvive alla fine dell'amore o, ancora più frequentemente, alla morte dell'amata che viene poi idealizzata.
(Questo però, Forest, è vero nei romanzi d'amore e nei melodrammi scritti dagli uomini! E li possiamo veramente definire romanzi d'amore? Non certo in Jane Austen e in tutte le scrittici d'amore...:-))
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