lunedì 1 dicembre 2008

Ancora sul conformismo: Pasolini

Oggi nelle città dell’Occidente, camminando per le strade si è colpiti dall’uniformità della folla: non si nota più alcuna differenza sostanziale, tra i passanti (soprattutto giovani)nel modo di vestire, nel modo di camminare, nel modo di esser seri, nel modo di sorridere, nel modo di gestire, insomma nel modo di comportarsi. E si può dunque dire che il sistema di segni del linguaggio fisico-mimico non ha più varianti, che esso è perfettamente identico in tutti. (…)

La proposizione prima di tale linguaggio fisico-mimico è la seguente: “il Potere ha deciso che noi siamo tutti uguali.”

L’ansia del consumo è un’ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno in Italia sente l’ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell’essere felice, nell’essere libero: perché questo è l’ordine che egli ha inconsciamente ricevuto, e a cui “deve” obbedire, a patto di sentirsi diverso. Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza.

Da “11 luglio 1974. Ampliamento del bozzetto sulla rivoluzione antropologica in Italia”, in Scritti corsari

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