lunedì 29 dicembre 2008

Ritorno all'Esquilino

Gran bel Natale bolognese. Parenti, amici ritrovati, pranzo polacco il 25, tortellini il 26. E gran festa alla vigilia, piena di persone interessanti, con falò nel cortile, recite di poesie alla luce del fuoco, redistribuzione dei doni portati da ciascuno. Poi passeggiate notturne nelle viuzze del centro storico, sotto i portici, davanti alle osterie, con la nebbiolina, le luci, gli odori di sempre.
Un po' di nostalgia al mio ritorno all'Esquilino... tutta questa fatica per scappare da Bologna, e perchè poi?
Ma poi alla ricerca di una pizzeria aperta sono finita davanti al Palazzo delle Esposizioni, in via Nazionale, così vicino a casa. Aperto fino alle 22.30!
E dentro, oltrepassando statue etrusche, sono giunta ad una mostra di Bill Viola, emozionante ed evocativa (http://www.palazzoesposizioni.it/billviola/).
Il tutto nella bella la cornice del Palazzo delle Esposizioni, con un'ottima ristrutturazione, servizi all'americana come la libreria, il forum, il laboratorio d'arte, con il caffe e il ristorante da Gambero rosso e anche una sala cinema con festival e programmazione d'essay.
La pizza me la sono dimenticata e ho passato tutta la serata lì dentro.
Roma è ancora tutta da scoprire.

lunedì 15 dicembre 2008

La struttura della storia secondo Vogler

Appunti da un corso di Sceneggiatura

La struttura che utilizza Vogler per schematizzare il meccanismo di una sceneggiatura è di tipo circolare in quanto sostiene che il viaggio dell’eroe, il protagonista della storia in questione, è un’esperienza ciclica. l’eroe parte da un punto, compie un viaggio alla fine del quale torna allo stesso punto di partenza, ma cambiato. Anche se poi naturalmente ci sono film in cui il protagonista non ha un cambiamento interiore, o perché sono film puramente incentrati sull’azione, senza un vero sviluppo dei personaggi, o perché non è il protagonista a cambiare ma il suo esempio provoca il cambiamento degli altri personaggi e del mondo intorno a lui (V. ad esempio Bravehearth, Il Gladiatore).

La storia si articola in 12 punti:

  1. Il Mondo Ordinario (o premessa) nel quale s’introducono gli elementi principali della storia (desiderio, problema, bisogno, contesto).
  2. Il richiamo all’avventura o evento scatenante. A volte può prefigurare anche l’evento culminante.
  3. Il rifiuto dell’avventura da parte del protagonista perché l’avventura cambierà il protagonista e la reazione normale al cambiamento è la resistenza. Il rifiuto, poi, fa capire che la posta in gioco è alta, il viaggio è rischioso e pericoloso.
  4. Il mentore: il rifiuto va vinto e per far ciò spesso si usa la figura del mentore. colui che consiglia, anche se talvolta tale funzione può essere svolta da una situazione.
  5. L'attraversamento della soglia, il punto di svolta a conclusione del I Atto che dal Mondo Ordinario consente l’ingresso nel Mondo Straordinario. A cavallo di tale punto interviene una figura, il guardiano della soglia, che impedisce il passaggio al Mondo Straordinario al fine di generare un conflitto; può anche non essere una persona, ma una situazione, un ammonimento o un conflitto interno.
  6. Prove, Alleati, Nemici. Entrando nel II Atto si entra in un mondo sconosciuto per il protagonista L’alleato ci spiega cosa pensa il protagonista. Questo momento può essere giusto per formare un team.
  7. L’avvicinamento alla caverna, ovvero l’avvio verso la parte centrale: caverna perché nelle storie mitiche l’eroe entra nella caverna per ammazzare il drago. E’ quello che Truby chiama piano. L’eroe pensa a come affrontare il compito al fine di raggiungere il suo obiettivo. Se non c’è un piano è il momento per altri guai al nostro protagonista. Ogni ostacolo deve essere maggiore di quello precedente. Oppure se fino a questo punto la storia non ha avuto tregua è il momento di tirare il fiato (ad es. una scena attorno al fuoco).
  8. L’incontro con la morte, la prova centrale. Tale appuntamento viene anticipato di parecchio rispetto agli schemi di Truby o di Mckee: se il protagonista incontra la morte già a metà film che succederà poi? Il punto centrale è il momento della caverna, un momento che richiede un evento importante senza il quale la seconda metà del II atto si affloscerebbe. Secondo Truby l’incontro con la morte ha una funzione in virtù del cambiamento del protagonista, per Vogler è una foto del personaggio a questo punto della storia; Vogler parla di insuccesso, Truby parla, invece, di sconfitta apparente. La prova centrale dovrebbe essere anche una vittoria tematica, del tema o del controtema. Le svolte sono i momenti in cui il tema è il controtema si affrontano. Il controtema serve a dare spessore al conflitto interiore del protagonista. Si pensi al tema in termini di valori assoluti: libertà – schiavitù etc… Ad es. ne L’attimo fuggente è chiaro il conflitto fra libertà e conformismo. Secondo Vogler è l’incontro con la morte del protagonista, ma può anche essere la morte di un’altra persona. Questa prova centrale può anche essere ritardata al terzo atto.
  9. Ricompensa, dove il protagonista ottiene i frutti della raccolta: questo è un buon momento per un riepilogo o in cui gli altri personaggi imparano qualcosa sul protagonista che ha appena superato la prova centrale.
  10. Fuga dal Mondo Straordinario, le cui forze, effetti però inseguono il protagonista
  11. Resurrezione: il vero incontro con la morte. Questo è il momento di conflitto più intenso in cui l’eroe cambia, opera la scelta definitiva in forza del cambiamento appena avvenuto o in essere. In tal modo si risolve l’interrogativo drammatico e quello tematico.
  12. Ritorno con l’elisir: il protagonista torna a casa, nel mondo ordinario, cambiato.

venerdì 12 dicembre 2008

Progettare il terrazzo: 17 idee dal Web

Con l’arrivo del freddo mi sono messa a pensare alla primavera e a come preparare il terrazzo per la bella stagione. La scorsa estate ho costruito un graticcio e comprato qualche pianta, ma il terrazzo è ancora desolato, senza un disegno, con i vicini che mi guardano dentro, i muri da dipingere, i detriti della ristrutturazione ammassati in un angolo….

Ma da dove cominciare? Ho cercato su Internet per ispirazione e ho individuato qualche regola base. Ecco quelle che mi sono piaciute di più:

  1. Dietro a ogni scelta progettuale c’è un ragionamento. La casualità porta solamente ad un “effetto accozzaglia”!

  2. Per iniziare su una pianta in scala del terrazzo disegnate delle bolle che indichino le funzioni a cui assolveranno le varie aree del terrazzo (pranzo, barbecue, relax, orto ripostiglio). Un po' come dicono di fare su questo sito.

  3. Frazionate lo spazio in diverse “stanze”: il giardino d’ombra con piante tropicali, edera, ortensie, rododendri, felci, hoste e aspidistrie; il giardino delle erbe aromatiche e delle piante da orto e da frutto; l’angolo segreto con una panchina o un tavolino per due; l’area pranzo o salotto; l’area di lavoro… insomma fate del vostro terrazzo un mini giardino di Sissinghurst!
    (Ottima ispirazione anche l’articolo di Maria Acquaria sul sito Compagnia del giardinaggio)


  4. Decidete lo stile del vostro terrazzo, magari abbinato allo stile della casa. Ad esempio si possono usare le piante che si usavano nel periodo di costruzione della casa o nello stile dell'arredamento (classico, umbertino, giapponese, ecc.). Per uno stile informale e country si può giocare sulle asimmetrie, usare piante non sagomate, complementi d’arredo rustici, mescolare fiori, cespugli, frutti e erbe da orto.

  5. Scegliete le piante più adatte alle diverse esposizioni, la loro altezza, lo spazio che occupano. Usate più volte la stesse piante in luoghi diversi, diventeranno un motivo ricorrente per dare un senso di unità.

  6. Individuate le costruzioni fisse (recinzioni, gazebo, luci, ecc.) già esistenti o che volete inserire. Senza dimenticare un luogo dove riporre gli attrezzi e nascondere le aree di servizio.

  7. Proteggitevi dallo sguardo dei vicini con graticci, rampicanti, piante di bambu.

  8. Create un angolo segreto! Non dimenticate infatti che naturalmente amiamo il mistero e la sorpresa…

  9. Create delle bordure, raggruppando tutti insieme i vasi in cui saranno state sistemate delle piante scelte secondo un certo tema. In posizione più arretrata andranno posti i soggetti più alti, in primissimo piano delle piante ricadenti che serviranno a coprire il bordo visibile dei vasi. Anche qui Maria Acquaria dà degli ottimi consigli!

  10. Tenete conto dell’ambiente circostante: riproponete all’interno del terrazzo gli elementi esterni in modo da creare una continuità che ingrandisca lo spazio, inquadrate quello che vi piace. Valorizzate ciò che all’esterno ha un valore di costruzione del paesaggio (una bella pianta che riveste una parete, i lampioni, ecc. ) e ad essi gettate una fune, riproponendoli.

  11. Mascherare le brutture circostanti rischia di attirare l’occhio proprio sopra ciò che non si vorrebbe vedere. Meglio creare dei punti di attrazione all’interno del terrazzo con piante, sedili, ecc. o volgere la bruttura a proprio favore “facendole il verso”.

  12. Per attutire i rumori e l’inquinamento di una strada trafficata è da evitare una siepe regolare, meglio una massa arbustiva in forma libera, a foglia larga, senza vuoti, e delle piante aromatiche. Anche un punto d’acqua può distogliere dal frastuono.

  13. Pensate ai muri come a uno sfondo decorativo, giocando con colori, materiali, rampicanti. Così si attenua la sensazione di costrizione che possono dare i muri alti.

  14. Per rilassarvi nella vostra oasi cittadina giocate sui profumi e sui rumori. Fiori, erbe aromatiche, piante che si muovono al vento, una fontana…

  15. Usate i colori, La mescolanza di colori caldi e freddi dà un senso di movimento e profondità. I colori caldi come il giallo, l’arancio e il rosso sembrano vicini. I colori freddi blu e il viola sembrano infatti lontani. E non avete occhio per mescolare i colori tenete presente che i colori analoghi armonizzano tra loro senza sforzo. Oppure scegliete un tema colore in tutto il terrazzo o in alcune aree. Come il giardino bianco alla Vita Sackwille West!

  16. Le foglie piccole accentuano la distanza, quelle grandi danno un effetto di vicinanza. Per aumentare la profondità ponile in fondo. Lo stesso vale per i fiori grandi e piccoli.

  17. Infine un ultimo tocco di stile con gli accessori: un vaso, un’amaca, delle candele, una lampada marocchina…

lunedì 8 dicembre 2008

Dopo pranzo...

.... in un pigro 8 dicembre.

sabato 6 dicembre 2008

Bucato all'Esquilino

Un angolo di Pakistan davanti alla mia finestra...



martedì 2 dicembre 2008

Nuovo Fascismo: Berlusconi ha letto Pasolini?

L’edonismo del potere della società consumistica ha disabituato di colpo, in neanche un decennio, gli italiani alla rassegnazione, all’idea del sacrificio, ecc.: gli italiani non son più disposti ad abbandonare quel tanto di comodità e di benessere (sia pur miserabile) che hanno in qualche modo raggiunto. Ciò che potrebbe promettere un nuovo Fascismo, dovrebbe essere appunto, dunque, "comodità e benessere": che è una contraddizione in termini.

In realtà tuttavia c’è stato, e c’è, in Italia un nuovo Fascismo che fonda il suo potere proprio sulla promessa della "comodità e del benessere": ed è appunto quello che Marco Pannella chiama il nuovo Regime, un po’ immaginosamente, ma giustamente.
Benché tale Regime abbia fondato il suo potere su principi sostanzialmente opposti a quelli del Fascismo classico (rinunciando in questi ultimi anni addirittura al contributo della Chiesa) esso può ancora lecitamente essere chiamato fascista.
Perché? Prima di tutto perché l’organizzazione dello Stato, ossia il sotto-Stato è rimasto praticamente lo stesso: anzi, attraverso, per esempio, l’intervento della Mafia, la gravità delle forme di sottogoverno è molto aumentata.

Questo faredello arcaico –che il nuovo Regime, così moderno, così spregiudicato, così cinico, così agile – si trascina dietro, impotente a liberarsene, rende perfettamente logica la presenza di uomini di potere in cui il vecchio (legalitarismo, clericalismo e intrallazzo) può convivere pacificamente col nuovo (produzione del superfluo, edonismo, sviluppo cinico e indiscriminato): perché tale convivenza è un dato oggettivo della nazione italiana.

La continuità tra il ventennio fascista e il trentennio democristiano trova il suo fondamento sul caos morale e economico, sul qualunquismo come immaturità politica e sull’emarginazione dell’Italia dai luoghi per dove passa la storia.

Da "28 marzo 1974. Previsione della vittoria al referendum", in Scritti corsari

Altri post su Pasolini:
Ancora sul conformismo: Pasolini

lunedì 1 dicembre 2008

Ancora sul conformismo: Pasolini

Oggi nelle città dell’Occidente, camminando per le strade si è colpiti dall’uniformità della folla: non si nota più alcuna differenza sostanziale, tra i passanti (soprattutto giovani)nel modo di vestire, nel modo di camminare, nel modo di esser seri, nel modo di sorridere, nel modo di gestire, insomma nel modo di comportarsi. E si può dunque dire che il sistema di segni del linguaggio fisico-mimico non ha più varianti, che esso è perfettamente identico in tutti. (…)

La proposizione prima di tale linguaggio fisico-mimico è la seguente: “il Potere ha deciso che noi siamo tutti uguali.”

L’ansia del consumo è un’ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno in Italia sente l’ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell’essere felice, nell’essere libero: perché questo è l’ordine che egli ha inconsciamente ricevuto, e a cui “deve” obbedire, a patto di sentirsi diverso. Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza.

Da “11 luglio 1974. Ampliamento del bozzetto sulla rivoluzione antropologica in Italia”, in Scritti corsari

Altri post su Pasolini:
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